Città dell’uomo, città di Dio

Benché “a porte chiuse” per la pandemia di coronavirus che tormenta ancora il mondo intero, nella certezza “pregata e sperata” di un ritorno alla normalità, vogliamo continuare il nostro itinerario quaresimale, segnato da “quarantena” obbligata che rende deserte le nostre piazze e le nostre vie …  non i nostri cuori, però, ben uniti da quella comunione cristiana che non è meno vera per il fatto di non essere visibile nella liturgia: in Cristo siamo tutti e sempre “una cosa sola” dovunque ci troviamo.

 

Dal Messaggio del Vescovo

“Non bisogna disperdere il nostro patrimonio, sostituendo i templi della memoria e dell’identità con luoghi anonimi del mercato e del denaro. Se fossero solo questi i luoghi del nostro vivere sociale, noi saremmo tutti omologati, così uguali da non poter essere diversi. Anche l’amore di sé sarebbe ridotto a funzione e merce di scambio”.

 

IV^ domenica

LA CITTA’ ILLUMINATA

VANGELO

Se la cecità fisica è un grande male per chi ne è colpito, non lo è di meno quella della memoria e dell’identità (sono parole del messaggio del Vescovo): non è un caso che al cieco nato generato alla luce degli occhi Gesù chiede con “Credi in me?”, la generazione alla luce della fede. “Credo, Signore!”.

Anche in questo Vangelo siamo davanti ai due protagonisti (Gesù e il cieco nato) e, sullo sfondo, ai due “cori”, quello dei discepoli (alla ricerca con i loro interrogativi, ricerca che sfocerà nella fede pasquale) e quello degli obiettori ostili e negazionisti (la combriccola “del fatto non sussiste”).

Da sempre il passaggio fisico “cecità-vista” è stato considerato come passaggio spirituale “tenebre-luce”: tutta la Sacra Scrittura ne è piena (“Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce”) e tutta la liturgia ne è pregna (“Dio che dalle tenebre ci hai fatto passare alla luce”… “Il Signore è la luce che vince la notte” …).

Non  sono i luoghi anonimi del mercato e del denaro i custodi del nostro patrimonio, ma “i templi della memoria e dell’identità”, per dirla con il Vescovo: è la cultura illuminata dalla fede a fare

LA CITTA’ ILLUMINATA

 

che nella città dell’uomo può ben essere sintetizzata nel segno-simbolo presente in Centrocittà  dell’

UNIVERSITA’

vertice di tutto il sistema umano informativo-formativo-educativo della SCUOLA di ogni ordine e grado. Alla “Città della salute” che sarà costruita a Novara s’associa già la “Città del sapere”.

Già la città dell’uomo è ricca a Novara di iniziative e luoghi culturali (i due massimi teatri Coccia e Faraggiana, le sedi museali, gli scrigni artistici, i templi musicali…) che tutti i cittadini di qualsiasi tendenza vorrebbero “scuole del vero-buono-bello”.

La città di Dio vi concorre sposando il cielo alla terra con la piena assunzione dei valori umani esaltati da quelli religiosi e segnatamente cristiani. Come si potrebbe del resto leggere “memoria e identità” nella cultura italiana plasmata nei secoli senza riferimento al cristianesimo?

Esplicitamente questo riferimento è conclamato nelle numerose scuole cattoliche presenti in Centrocittà e più vastamente in città, ma uomini e donne “discepoli del Signore e quindi membri della città di Dio operano nelle strutture culturali della città dell’uomo e, a volte, ne sono addirittura promotori e artefici in sereno e costruttivo dialogo e confronto con esperti di memorie identitarie come possono essere quelle gaudenziane per Novara.

Tutti i novaresi tengono alla cupola, innalzata tra terra e cielo, dove il Cielo è ben rappresentato dalla statua del Salvatore, il Cristo risorto dai morti, la “luce del mondo” come Egli stesso ha detto di sé, “che ci fa passare dalle tenebre alla luce della vita”.

 

Mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio. Perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini.

(Dalla 1^ lettera ai Corinti 1,22-25)

 

PREGHIERA

 

 “La gloria di Dio è l’uomo vivente” dice S. Ireneo, il 1° teologo della storia della Chiesa e l’uomo perfetto è colui che vive della sapienza di Cristo, dice S. Paolo. La nostra città sia -insieme- città dell’uomo e città di Dio e in essa l’uomo “vivente” sia “gloria di Dio.

 

Salmo 8           Rit.      O Signore, nostro Dio,

quanto è grande il tuo nome su tutta la terra

Sopra i cieli si innalza la tua magnificenza.

Con la bocca dei bimbi e dei lattanti

affermi la tua potenza contro i tuoi avversari,

per ridurre al silenzio nemici e ribelli.          Rit.

Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita,

la luna e le stelle che tu hai fissate,

che cosa è l'uomo perché te ne ricordi

e il figlio dell'uomo perché te ne curi? Rit.

Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli,

di gloria e di onore lo hai coronato:

gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,

tutto hai posto sotto i suoi piedi;      Rit.     

tutti i greggi e gli armenti,

tutte le bestie della campagna;

Gli uccelli del cielo e i pesci del mare,

che percorrono le vie del mare.                      Rit.

«Padre nostro che sei nei cieli sia santificato il Tuo nome venga il Tuo Regno sia fatta la Tua volontà come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori e non abbandonarci alla tentazione ma liberaci dal male.  Amen».

Preghiera

 

Donaci, Padre, il pane quotidiano, quello che sfama la nostra fame terrena, quello che sfama la nostra mente con i doni del tuo Spirito, quello che sazia il nostro desiderio, pegno di vita eterna. Sostieni chi opera negli eveti culturali della nostra città, chi frequenta le strutture educative del nostro territorio, chi è impegnato negli organismi di promozione umana per la piena dignità dell’uomo creato a tua immagine. Te lo chiediamo per Cristo, “luce per illuminare i popoli”.  AMEN