Pagine singole

TEMPO PASQUALE 2020

TRA CIELO E TERRA

città dell’uomo, Città di Dio

LA PASQUA DEL SIGNORE è “SEQUELA

Tutto il nostro itinerario di quest’anno è impegnato a dire che tra città dell’uomo e città di Dio non deve esserci ne separazione ne conflitto ne rivalità, ma dialogo, collaborazione, condivisione. Uno scritto delle prime comunità cristiane, la “Lettera a Diogneto”, ce ne parla distesamente per dirci che la differenza cristiana, fondata nella fede in Cristo. Sotto il profilo etico si distingue da ogni mentalità pagana, dove questa si scontra con la dignità umana comune a tutti gli uomini per il solo fatto di essere umani

"I cristiani non si differenziano dagli altri uomini né per territorio, né per il modo di parlare, né per la foggia dei loro vestiti. Infatti non abitano in città particolari, non usano qualche strano linguaggio, e non adottano uno speciale modo di vivere. Questa dottrina che essi seguono non l’hanno inventata loro in seguito a riflessione e ricerca di uomini che amavano le novità, né essi si appoggiano, come certuni, su un sistema filosofico umano”. Abitano in città sia greche che barbare, così come capita, e pur seguendo nel modo di vestirsi, nel modo di mangiare e nel resto della vita i costumi del luogo, si propongono una forma di vita meravigliosa e, per ammissione di tutti, incredibile”.

 (Dalla Lettera a Diogneto)

V Domenica di Pasqua

LA CITTà EDUCATA

 

Vangelo: “Io sono la via, la verità e la vita” (Gv. 14,1-12)


VANGELO

 “Se conoscete me, conoscerete anche il Padre” afferma Gesù che aveva appena detto agli apostoli (siamo nei discorsi dell’Ultima Cena): del luogo dove io vado, voi conoscete la via”. E all’interrogativo di Tommaso: “Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?”, Gesù esce nella frase decisiva: “Io sono la via, la verità e la vita”. Nella I^ lettera di Pietro (seconda lettura) l’apostolo dice alla prima comunità cristiana che è il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di Lui. Negli Atti degli Apostoli (prima lettura) essi affermano: Noi ci dedicheremo alla preghiera e al ministero della parola.

I termini “conoscere”, “la verità”, “ministero della Parola” possono ricondurre a due modi di essere in relazione tra gli uomini: informare ed educare. Entrambi sono parte essenziale del verbo “evangelizzare”, che è il compito primario della Chiesa in tutte le sue espressioni ministeriali che sempre vanno fatte “in parole e in opere”.

LA CITTà EDUCATA

Di fronte al vocabolo “educazione” e al verbo “educare” molti oggi arricciano il naso, perché molti vorrebbero limitare “conoscenza” e “conoscere” a “informare”.

Ma nella “città dell’uomo” guai se scomparisse il verbo educare, anche a prescindere dal Vangelo. Ai diritti civili, ai valori umani, alle relazioni sociali, ai “fondamentali” della convivenza, alla dignità univoca di ogni uomo-donna, alla parità di genere,…bisogna educare: ai cittadini italiani lo insegna benissimo la Costituzione repubblicana. Semmai si può paragonarsi sul come educare, mai sul se educare.

 “Io sono la via, la verità e la vita”

I Cristiani nella “città di Dio” sanno bene che Dio fin dall’Antico Testamento si presenta come educatore del suo popolo che Egli vorrebbe “tutto profetico” e i profeti sono sempre presentati alla Parola di Dio come educatori… anche se Dio rimprovera molte volte il popolo che non vuole ascoltarlo. È un rimprovero che anche Gesù, il “Profeta Grande”, rivolge anche ai suoi discepoli, quando essi tentennano prima della sua risurrezione e persino della sua ascensione, davanti alla sua affermazione perentoria: “Io sono la via, la verità e la vita”.

Davanti a Gesù, l’unico Maestro, tutto il Nuovo Testamento afferma in tutte le salse che bisogna lasciarsi educare da Lui e “chi non raccoglie con Lui, disperde”. La “Città di Dio” incoraggia la “città dell’uomo” a non temere di dare retta a Gesù, perché “solo Lui sa cosa c’è nel cuore di ogni uomo” come dice il Vangelo secondo Giovanni. Anche se molte correnti di opinionisti mettono in discussione che esista la verità, la Chiesa continua a ricordare che dove non c’è la verità, c’è il caos, c’è la lite, la discordia,…la guerra.

La chiesa non intende “imporre” la verità all’uomo; nemmeno Gesù lo ha fatto: la “Città di Dio” non fa “proselitismo”, con le buone o con le cattive, sulla “città dell’uomo”. Ma l’evangelizzazione impone al cristiano di proporre sempre e dovunque il Vangelo che è “l’uomo Cristo Gesù”… anche fino al martirio come capita ancor oggi in molto modi: papa Francesco non cessa di rammentarlo al popolo di Dio chiamato a “proclamarlo”.


PREGHIERA

Il Salmo 99 ci invita a riconoscere che il Signore è Dio. Noi acclamiamo a Lui e proclamiamo a tutti le sue meraviglie.

Educati da Lui per Cristo, con Cristo e in Cristo ci rendiamo educatori della sua fedeltà per ogni generazione.

 

Rit. Maestro bono, Gesù, insegnami la via della vita.

Acclamate il Signore, voi tutti della terra,

servite il Signore nella gioia,

presentatevi a lui con esultanza.

Rit.

Riconoscete che solo il Signore è Dio:

egli ci ha fatti e noi siamo suoi,

suo popolo e gregge del suo pascolo.

Rit.

Varcate le sue porte con inni di grazie,

i suoi atri con canti di lode,

lodatelo, benedite il suo nome;

Rit.

perché buono è il Signore,

il suo amore è per sempre,

la sua fedeltà di generazione in generazione.

 

«Padre nostro che sei nei cieli sia santificato il Tuo nome venga il Tuo Regno sia fatta la Tua volontà come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori e non abbandonarci alla tentazione ma liberaci dal male. Amen».

 

Sei tu, Signore, che educhi il tuo popolo, Rendici docili al tuo insegnamento, Fa’ che le tue vie diventino le nostre vie in mezzo a tante tentazioni che cercano di sviarci dai tuoi sentieri. Rendici liberi nella verità che sei Tu fra tante false notizie. Tu solo hai parole di vita eterna e fa che non ci stanchiamo mai di dirlo a chi ci affidi e a chi incontriamo lungo la via della nostra esistenza. Amen.

TEMPO PASQUALE 2020

TRA CIELO E TERRA

Città dell’uomo, città di Dio

LA PASQUA DEL SIGNORE è “vocazione”

Domenica 3 maggio si celebra la 57^ Giornata Mondiale di preghiera per le vocazioni. Papa Francesco nel suo messaggio intitolato: “Le parole della vocazione” ne indica 4: fatica - gratitudine - coraggio - lode. E afferma:” la realizzazione di noi stessi è prima di tutto la risposta a una CHIAMATA dall’Alto”.

“Il Signore sa che una scelta fondamentale di vita come quella di sposarsi o consacrarsi in modo speciale al suo servizio - richiede coraggio. Ogni vocazione comporta un impegno. Il Signore CHIAMA a prendere in mano la nostra vita per metterla al servizio del Vangelo, nei modi concreti e quotidiani che Egli ci indica, e specialmente nelle diverse forme di vocazione laicale, presbiterale e di vita consacrata”. (Dal Messaggio di papa Francesco)

IV Domenica di Pasqua


LA CITTà CHIAMATA

 

Vangelo: Il Buon Pastore - “Io sono la porta delle pecore” (Gv. 10,1-10)


VANGELO

Fin dalla prima domenica di quaresima ci siamo proposti di non contrapporre la “città dell’uomo” alla “Città di Dio” e per questo fino a Pasqua abbiamo indicato alcuni luoghi della “città dell’uomo” (tribunale - municipio - ospedale - università - broletto - cattedrale) in cui è necessario per un cristiano che la “città dell’uomo” (e tale resta pur sempre l’uomo cittadino) incontri la “Città di Dio” (e di essa per il battesimo è cittadino il cristiano). Il luogo della evangelizzazione che è la prima vocazione di ogni cristiano nella vita sociale trova la sua collocazione in questi spazi con cui tutti in un modo o nell’altro hanno a che fare: il cristianesimo non è una faccenda privata che si vive solo in chiesa… anzi dalla Chiesa trae la linfa, ma è altrove che lo si vive!

 

Da Pasqua si è voluto mettere in evidenza che la “città dell’uomo”, fatta anche da non credenti o da persone di altre religioni, contiene già una vocazione sociale: sarebbe ingiusto e arbitrario affermare che chi non ha fede vive a casaccio o pensa solo ai propri affari. Compito del cristiano, membro attivo della “Città di Dio” è quello di stimolare tutti a vivere la propria vita come vocazione sociale: l’uomo non è mai un’isola.

 

Per questo abbiamo intitolato questa Domenica:

“LA CITTà CHIAMATA”.

LA CITTà CHIAMATA

È sempre Dio che chiama l’uomo a essere sociale, cioè a una vita di relazione libera e gratuita che lo veda, protagonista del BENE COMUNE: è sempre chiamata da Dio, benchè a volte egli non sappia che è Dio che lo chiama.

Il Vangelo di oggi esplicita per il discepolo del Risorto questa chiamata, la qualifica e la esalta fino alle vocazioni più ardite che lo assomigliano a Gesù, quelle che chiamiamo “di speciale consacrazione”, senza ignorare che anche le vocazioni laicali conoscono oggi “fatica, gratitudine, coraggio, lode” (le 4 parole della vocazione indicate da papa Francesco nel messaggio).

Dio chiama tutta la città a vivere e a costruire la convivenza conviviale dei cittadini, ma il Risorto - Buon Pastore impegna il cristiano - discepolo a farsi con Lui protagonista coinvolgendo tutti gli uomini che Dio ama (e sono proprio tutti e non solo quelli di “buona volontà”) a costruire una “città dell’uomo” che tutti scopriranno prima o poi diventata “città di Dio”.

Da dove il cristiano - discepolo trae la forza vocazionale per questa missione? Certamente dall’Eucaristia che lo rende pienamene partecipe della Pasqua del Signore, Pane spezzato per la vita del mondo. E il prete è in prima linea perché questo avvenga.


 

PREGHIERA

 

Il Salmo 147 ci fa pregare perché la nostra CITTà CHIAMATA, la nostra “Gerusalemme”, sia saziata di “fior di frumento” sempre più “popolo numeroso”, amato dal Signore.

 

Rit. Saziaci, Signore, della tua Eucaristia.

 

Glorifica il Signore, Gerusalemme, loda il tuo Dio, Sion.

Perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte, in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli.

Rit.

Egli ha messo pace nei tuoi confini e ti sazia con fior di frumento.

Manda sulla terra la sua parola, il suo messaggio corre veloce.

Rit.

Fa scendere la neve come lana, come polvere sparge la brina.

Getta come briciole la grandine, di fronte al suo gelo chi resiste?

Rit.

Manda una sua parola ed ecco si scioglie, fa soffiare il vento e scorrono le acque.

Annunzia a Giacobbe la sua parola, le sue leggi e i suoi decreti a Israele.

Rit.

Così non ha fatto con nessun altro popolo, non ha manifestato ad altri i suoi precetti.

 

«Padre nostro che sei nei cieli sia santificato il Tuo nome venga il Tuo Regno sia fatta la Tua volontà come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori e non abbandonarci alla tentazione ma liberaci dal male. Amen».

Aiutaci a vivere, Signore, Buon Pastore, la vocazione battesimale in cui ci hai costituiti discepoli. Diventati “Gregge del tuo pascolo”, confermaci nella vocazione che nel dono dello Spirito Santo, configura il nostro stato di vita nella Chiesa a servizio della missione universale della salvezza a cui chiami tutta l’umanità. Amen.

TEMPO PASQUALE 2020

TRA CIELO E TERRA

Città dell’uomo, città di Dio

LA PASQUA DEL SIGNORE è “vocazione”

Domenica 3 maggio si celebra la 57^ Giornata Mondiale di preghiera per le vocazioni. Papa Francesco nel suo messaggio intitolato: “Le parole della vocazione” ne indica 4: fatica - gratitudine - coraggio - lode. E afferma:” la realizzazione di noi stessi è prima di tutto la risposta a una CHIAMATA dall’Alto”.

“Il Signore sa che una scelta fondamentale di vita come quella di sposarsi o consacrarsi in modo speciale al suo servizio - richiede coraggio. Ogni vocazione comporta un impegno. Il Signore CHIAMA a prendere in mano la nostra vita per metterla al servizio del Vangelo, nei modi concreti e quotidiani che Egli ci indica, e specialmente nelle diverse forme di vocazione laicale, presbiterale e di vita consacrata”. (Dal Messaggio di papa Francesco)

IV Domenica di Pasqua


LA CITTà CHIAMATA

 

Vangelo: Il Buon Pastore - “Io sono la porta delle pecore” (Gv. 10,1-10)


VANGELO

Fin dalla prima domenica di quaresima ci siamo proposti di non contrapporre la “città dell’uomo” alla “Città di Dio” e per questo fino a Pasqua abbiamo indicato alcuni luoghi della “città dell’uomo” (tribunale - municipio - ospedale - università - broletto - cattedrale) in cui è necessario per un cristiano che la “città dell’uomo” (e tale resta pur sempre l’uomo cittadino) incontri la “Città di Dio” (e di essa per il battesimo è cittadino il cristiano). Il luogo della evangelizzazione che è la prima vocazione di ogni cristiano nella vita sociale trova la sua collocazione in questi spazi con cui tutti in un modo o nell’altro hanno a che fare: il cristianesimo non è una faccenda privata che si vive solo in chiesa… anzi dalla Chiesa trae la linfa, ma è altrove che lo si vive!

 

Da Pasqua si è voluto mettere in evidenza che la “città dell’uomo”, fatta anche da non credenti o da persone di altre religioni, contiene già una vocazione sociale: sarebbe ingiusto e arbitrario affermare che chi non ha fede vive a casaccio o pensa solo ai propri affari. Compito del cristiano, membro attivo della “Città di Dio” è quello di stimolare tutti a vivere la propria vita come vocazione sociale: l’uomo non è mai un’isola.

 

Per questo abbiamo intitolato questa Domenica:

“LA CITTà CHIAMATA”.

LA CITTà CHIAMATA

È sempre Dio che chiama l’uomo a essere sociale, cioè a una vita di relazione libera e gratuita che lo veda, protagonista del BENE COMUNE: è sempre chiamata da Dio, benchè a volte egli non sappia che è Dio che lo chiama.

Il Vangelo di oggi esplicita per il discepolo del Risorto questa chiamata, la qualifica e la esalta fino alle vocazioni più ardite che lo assomigliano a Gesù, quelle che chiamiamo “di speciale consacrazione”, senza ignorare che anche le vocazioni laicali conoscono oggi “fatica, gratitudine, coraggio, lode” (le 4 parole della vocazione indicate da papa Francesco nel messaggio).

Dio chiama tutta la città a vivere e a costruire la convivenza conviviale dei cittadini, ma il Risorto - Buon Pastore impegna il cristiano - discepolo a farsi con Lui protagonista coinvolgendo tutti gli uomini che Dio ama (e sono proprio tutti e non solo quelli di “buona volontà”) a costruire una “città dell’uomo” che tutti scopriranno prima o poi diventata “città di Dio”.

Da dove il cristiano - discepolo trae la forza vocazionale per questa missione? Certamente dall’Eucaristia che lo rende pienamene partecipe della Pasqua del Signore, Pane spezzato per la vita del mondo. E il prete è in prima linea perché questo avvenga.


 

PREGHIERA

 

Il Salmo 147 ci fa pregare perché la nostra CITTà CHIAMATA, la nostra “Gerusalemme”, sia saziata di “fior di frumento” sempre più “popolo numeroso”, amato dal Signore.

 

Rit. Saziaci, Signore, della tua Eucaristia.

 

Glorifica il Signore, Gerusalemme, loda il tuo Dio, Sion.

Perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte, in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli.

Rit.

Egli ha messo pace nei tuoi confini e ti sazia con fior di frumento.

Manda sulla terra la sua parola, il suo messaggio corre veloce.

Rit.

Fa scendere la neve come lana, come polvere sparge la brina.

Getta come briciole la grandine, di fronte al suo gelo chi resiste?

Rit.

Manda una sua parola ed ecco si scioglie, fa soffiare il vento e scorrono le acque.

Annunzia a Giacobbe la sua parola, le sue leggi e i suoi decreti a Israele.

Rit.

Così non ha fatto con nessun altro popolo, non ha manifestato ad altri i suoi precetti.

 

«Padre nostro che sei nei cieli sia santificato il Tuo nome venga il Tuo Regno sia fatta la Tua volontà come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori e non abbandonarci alla tentazione ma liberaci dal male. Amen».

Aiutaci a vivere, Signore, Buon Pastore, la vocazione battesimale in cui ci hai costituiti discepoli. Diventati “Gregge del tuo pascolo”, confermaci nella vocazione che nel dono dello Spirito Santo, configura il nostro stato di vita nella Chiesa a servizio della missione universale della salvezza a cui chiami tutta l’umanità. Amen.

QUARESIMA 2020

TRA CIELO E TERRA

Città dell’uomo, città di Dio

Le porte chiuse da quasi tutta la quaresima acuiscono la nostra nostalgia della Settimana Santa che incominciamo con la Domenica delle Palme…dove le palme le vedremo solo in mano al Papa e al Vescovo. Tutte le celebrazioni, comprese quelle del Triduo Pasquale le vedremo solo per TV e TV 2000 in particolare. Seguiamole, comunque, con fede limpida, con speranza invincibile e con carità ardente: sia il nostro cuore a vibrare di gioia, consegnando al Signore l’impegno di chi continua a lottare contro la terribile pandemia che ancora non si esaurisce.

Dal Messaggio del Vescovo

“La città dell’uomo è il luogo della socialità e dell’amicizia, la città di Dio è lo spazio della fraternità e della carità. Divise o in conflitto portano morte alla città dell’uomo e tristezza alla città di Dio. Insieme crescono nel mirabile intreccio di cura della civiltà e desiderio di Dio”.

VI^ domenica

LA CITTA’ SALVATA

 

 

VANGELO della Passione del Signore (Mt. 26,14-27,66)

VANGELO

Siamo al culmine del nostro itinerario quaresimale e il racconto della Passione del Signore ci introduce nella Settimana Santa. Se i riti liturgici risultano frustrati dalla situazione attuale che li impedisce, il nostro itinerario interiore non viene meno, favorito dai mezzi di comunicazione sociale. È virtuale la loro ricezione, ma è reale la loro efficacia spirituale, anche se privata - ahimè troppo a lungo per il perdurare della pandemia - dell’Eucaristia. Il desiderio che ne abbiamo è, comunque, già nutrimento!

 

Città tentata (1^d.) - Città progettata (2^d.) - Città curata (3^d.) - Città illuminata (4^d.) - Città assicurata (5^d.) è la nostra Novara con tutte le altre. E i segni cittadini sono stati il Tribunale (1^d.) - il Municipio (2^d.) - l’Ospedale (3^d.) - l’Università (4^d.) - il Broletto (5^d.).

 

In ogni settimana si è cercato di evidenziare come città di Dio e città dell’uomo si possono integrare nella prospettiva di una nuova civiltà dell’amore. Ma è nella Settimana Santa che l’itinerario quaresimale culmina con

LA CITTà SALVATA

Certamente ogni città del mondo desidera essere salvata dall’intraprendenza umana, da cittadini consapevoli che “insieme si può” mirare a una vita terrena che sia pari alle aspettative del “bene comune” …la parola magica del “mio bene è nel bene di tutti”.

Ma già qui i credenti sanno che è fondamentale la religione, che colloca l’uomo “fra Cielo e terra” Tutte le religioni puntano alla salvezza dell’uomo a cui è essenziale la fede in Dio.

Ma il cristianesimo manifesta al grado supremo questa correlazione tra Dio e l’uomo. in Gesù Cristo, Dio incarnato - morto - risorto “per noi uomini e per la nostra salvezza” esso travalica ciò che è terreno e ci proietta nell’eternità.

È, dunque, per questo che il segno sintetico della citta salvata a Novara è riconoscibile nella CATTEDRALE Essa è la madre di tutte le chiese della diocesi, perché è la chiesa del Vescovo, insieme con la concattedrale, la Basilica: in esse il Vescovo esprime il suo ministero di evangelizzazione (Maestro), santificazione (Pontefice), missione (Testimone), “presiedendo nella carità”. Noi poi abbiamo S. Eufemia, San Marco, Monserrato, Rosario…e poi c’è Maria Ausiliatrice coi Salesiani, il Carmine con i greco-cattolici ucraini, S. Giovanni decollato e ai margini S. Nazzaro con i Cappuccini, S. Michele all’Ospedale, senza contare tutte le cappelle interne delle Comunità religiose e del Vescovado.

Le chiese sono il luogo privilegiato della salvezza, in esse, infatti, si ricevono i sacramenti e soprattutto si celebrano abitualmente i Divini Misteri che ci rendono Città di Dio tra le case degli uomini.

È quello che avremmo espresso in questa domenica delle Palme con la processione festosa dalla Basilica alla Cattedrale che salta a causa della pandemia in corso.

Può essere bello però, ricordare quanto preghiamo nell’inno quaresimale delle lodi:

Nella santa assemblea

O nel segreto dell’anima

Prostriamoci ed imploriamo

La divina clemenza.

“Nella santa assemblea o nel segreto dell’anima”: il prodotto non cambia!

Questo è il lungo tempo del “segreto dell’anima”, quello evocato dal salmista nella struggente nostalgia del salmo 42: “Le lacrime sono il mio pane giorno e notte, mentre mi dicono sempre: dov’è il tuo Dio? Questo io ricordo, e il mio cuore si strugge: attraverso la folla avanzavo tra i primi fino alla casa di Dio, in mezzo ai canti di gioia di una moltitudine in festa”.

Ma verrà il momento gioioso del salmo 117: “Apritemi le porte della giustizia: voglio entrarvi e rendere grazie al Signore…Ordinate il corteo con rami frondosi fino ai lati dell’altare”.

Oh, i salmi!... Se poi pensiamo che anche Gesù pregava con Maria e Giuseppe “Come virgulto d’ulivo intorno alla mensa” (salmo 129)…Lui “figlio della giovinezza” (salmo128)!

PREGHIERA

Idealmente ci rechiamo nelle nostre chiese deserte

e preghiamo con il Salmo 83.

Rit. Il nostro cuore non riposa fin che non dimora in Te, Signore.

Quanto sono amabili le tue dimore Signore degli eserciti!

L'anima mia anela e desidera gli atri del Signore.

Il mio cuore e la mia carne esultano nel Dio vivente.

Rit.

Anche il passero trova una casa e la rondine il nido dove porre i suoi piccoli, presso i tuoi altari, Signore degli eserciti, mio re e mio Dio.

Rit.  

Beato chi abita nella tua casa: senza fine canta le tue lodi.

Beato l'uomo che trova in te il suo rifugio e ha le tue vie nel suo cuore.

Rit.

Passando per la valle del pianto la cambia in una sorgente; anche la prima pioggia l'ammanta di benedizioni.

Cresce lungo il cammino il suo vigore, finché compare

avanti a Dio in Sion.

Rit.

Signore, Dio degli eserciti, ascolta la mia preghiera, porgi l'orecchio, Dio di Giacobbe.

Guarda, o Dio, colui che è il nostro scudo, guarda il volto del tuo consacrato.

Rit.

Sì, è meglio un giorno nei tuoi atri che mille nella mia casa; stare sulla soglia della casa del mio Dio è meglio che abitare nelle tende dei malvagi.

Rit.

Perché sole e scudo è il Signore Dio; il Signore concede grazia e gloria, non rifiuta il bene a chi cammina nell'integrità.

Signore degli eserciti, beato l'uomo che in te confida.

Rit.

«Padre nostro che sei nei cieli sia santificato il Tuo nome venga il Tuo Regno sia fatta la Tua volontà come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori e non abbandonarci alla tentazione ma liberaci dal male. Amen».

La nostra settimana santa, in queste dure settimane di pandemia, più che mai, Signore, si celebra nelle nostre case, nelle nostre piccole chiese domestiche.

Il digiuno eucaristico del Sabato Santo, già a lungo anticipato in tutta la quaresima, rende struggente in questi giorni la nostra forzata astinenza: nutrici ora, Signore, con il nostro ardente desiderio di Te, Pane di vita eterna.

LA PASQUA DEL SIGNORE

È “EUCARISTIA”

    L'edificio spirituale del corpo di Cristo si costruisce nell'amore secondo le parole di san Pietro. Con le pietre vive si eleva un edificio spirituale per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio per mezzo di Gesù Cristo (cfr. 1 Pt 3, 5). Questa opera di costruzione spirituale mai diventa oggetto più appropriato di preghiera come quando il corpo stesso di Cristo, che è la Chiesa, offre il corpo e il sangue di Cristo nel sacramento del pane e del calice.

    Infatti il calice che beviamo è la comunione del sangue di Cristo e il pane che spezziamo è la partecipazione del corpo del Signore; poiché vi è un solo pane, noi, pur essendo molti, formiamo un solo corpo; tutti infatti partecipiamo dell'unico pane (cfr. 1 Cor 10, 16-17).

    Quella grazia che fece della Chiesa il corpo di Cristo, faccia sì che tutte le membra della carità rimangano compatte e perseverino nell'unità del corpo. Sia questa la nostra preghiera

Dai «Libri a Mònimo» di san Fulgenzio di Ruspe, vescovo.

(Lib. 2, 11-12; CCL 91, 46-48) Sacramento di unità e di carità

    L'edificio spirituale del corpo di Cristo si costruisce nell'amore secondo le parole di san Pietro. Con le pietre vive si eleva un edificio spirituale per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio per mezzo di Gesù Cristo (cfr. 1 Pt 3, 5). Questa opera di costruzione spirituale mai diventa oggetto più appropriato di preghiera come quando il corpo stesso di Cristo, che è la Chiesa, offre il corpo e il sangue di Cristo nel sacramento del pane e del calice.

    Infatti il calice che beviamo è la comunione del sangue di Cristo e il pane che spezziamo è la partecipazione del corpo del Signore; poiché vi è un solo pane, noi, pur essendo molti, formiamo un solo corpo; tutti infatti partecipiamo dell'unico pane (cfr. 1 Cor 10, 16-17).

    Quella grazia che fece della Chiesa il corpo di Cristo, faccia sì che tutte le membra della carità rimangano compatte e perseverino nell'unità del corpo. Sia questa la nostra preghiera.

(Dagli scritti di san Fulgenzio di Ruspe).

 

III Domenica di Pasqua

LA CITTà NUTRITA

 

Vangelo: nello spezzare il pane (Lc. 24,13-35)

Vangelo

Già nella domenica di Pasqua avevamo sottolineato l’episodio dei discepoli di Emmaus: con Gesù risorto la città dell’uomo era accompagnata a scoprire, strada facendo, il significato delle Scritture: Gesù stesso si è fatto loro maestro a “scaldare il cuore”, come i due discepoli affermano dopo aver riconosciuto “nello spezzare il pane”.

La città dell’uomo ha bisogno di essere accompagnata ancor oggi, perché non smarrisca obiettivi di bene, dentro la situazione pandemica, che, benchè meno virulenta, conserva ancora un alto tasso di pericolo. Papa Francesco non cessa, lui emblema della Città di Dio, di farsi interprete del Risorto, perché prevalga la concordia e a lui fa eco il nostro Vescovo, i Vescovi italiani nella Conferenza Episcopale. Il Consiglio Episcopale della C.E.I. sollecita tutti i cristiani che in virtù del battesimo sono costituiti sulla terra “Città di Dio” a sentirsi parte significativa della “città dell’uomo” cercando di sviluppare anche la FASE 2, quella della ripresa, pur ancora insidiata vicino a noi e anche da noi dal rischio epidemico assai elevato.

Ecco, la FASE 2 è quella che ormai non può più essere intenta solo a tamponare, solo a controllare e a vincere il COVIT-19. La FASE 2 non può esimersi dal far ripartire l’economia e tutta la vita sociale e qui, più che mai, occorre che le forze politiche non si facciano competitive e addirittura concorrenziali, svilendosi in antagonismi perversi.

è il tempo, anche per la città dell’uomo di “spezzare il pane”, di essere NUTRITA, di riguadagnare una convivialità che non pensi solo alla sopravvivenza, ma al benessere della gente.

LA CITTA’ NUTRITA

L’episodio dei discepoli di Emmaus ha il suo baricentro proprio nella sua conclusione: i due riconoscono Gesù, vivo in mezzo a loro, NELLO SPEZZARE IL PANE.

I cittadini della Città di Dio sanno che questo è il cuore della loro convivenza fraterna, della loro identificazione di discepoli: il RISORTO ESSI LO INCONTRANO NELL’EUCARISTIA CHE LI NUTRE, CHE LI FA CHIESA. Essi stanno soffrendo in questi mesi di non poter “mangiare il Corpo, bere il Sangue”. Lo fanno i sacerdoti per loro, è vero, ma è giusto che essi sentano la nostalgia di essere Chiesa radunata a celebrare i Divini Misteri, anche partecipandovi “mangiano e bevendo”, come vuole Gesù e come Egli stesso ha fatto nell’Ultima Cena, anticipando nel rito ciò che avrebbe vissuto nel triduo pasquale.

I Discepoli del Signore lavorano perché Novara, l’Italia, l’Europa, il Mondo sia CITTA’ NUTRITA in tutto ciò che è necessario alla vita. Ma nutriti essi stessi di Eucaristia - e speriamo presto anche di fatto - intendono prodigarsi perché a tutti gli uomini siano riconosciuti i diritti allo stesso nutrimento senza discriminazioni e i poveri siano veramente commensali; ognuno possa raggiungere a mano tesa il piede del Salvatore; come il pittore Poletti descrive il “cimento”, ka salita ardita dei giovani Novaresi fino alla cima della cupola a toccare il piede della statua, protendendosi verso Gesù Risorto.


 

PREGHIERA

Preghiamo con la seconda parte del Salmo 103 che è un inno al Creatore che nutre il suo popolo sia materialmente che spiritualmente.

Rit. Apri la tu mano, Signore, e sazia ogni vivente.


Quanto sono grandi, Signore,

le tue opere!

Tutto hai fatto con saggezza,

la terra è piena delle tue creature.

Rit.

Tutti da te aspettano

che tu dia loro il cibo in tempo opportuno.

Tu lo provvedi, essi lo raccolgono,

tu apri la mano, si saziano di beni.

Se nascondi il tuo volto, vengono meno,

togli loro il respiro, muoiono

e ritornano nella loro polvere.

Rit.

Mandi il tuo spirito, sono creati,

e rinnovi la faccia della terra.

La gloria del Signore sia per sempre;

gioisca il Signore delle sue opere.

Egli guarda la terra e la fa sussultare,

tocca i monti ed essi fumano.

Voglio cantare al Signore finché ho vita,

cantare al mio Dio finché esisto.

A lui sia gradito il mio canto;

la mia gioia è nel Signore.

Rit.

Scompaiano i peccatori dalla terra

e più non esistano gli empi.

       Benedici il Signore, anima mia.


 

«Padre nostro che sei nei cieli sia santificato il Tuo nome venga il Tuo Regno sia fatta la Tua volontà come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori e non abbandonarci alla tentazione ma liberaci dal male. Amen».

 

Affretta. Signore Gesù, il giorno in cui potremo tornare alla tua mensa per mangiare il Sacramento pasquale. Ci nutra ora il desiderio di Te, Pane di vita eterna. Fa’ che noi stessi ci facciamo “pane spezzato” nella carità verso chi vive con noi nella città dell’uomo, che anche attraverso la nostra generosità attende di essere nutrita. Amen.

QUARESIMA 2020

TRA CIELO E TERRA

Città dell’uomo, città di Dio

Benché “a porte chiuse” per la pandemia di coronavirus che tormenta ancora il mondo intero, nella certezza “pregata e sperata” di un ritorno alla normalità, vogliamo continuare il nostro itinerario quaresimale, segnato da “quarantena” obbligata che rende deserte le nostre piazze e le nostre vie …  non i nostri cuori, però, ben uniti da quella comunione cristiana che non è meno vera per il fatto di non essere visibile nella liturgia: in Cristo siamo tutti e sempre “una cosa sola” dovunque ci troviamo.

Dal Messaggio del Vescovo

 “L’amore di Dio ci salva dal trasformarci in macchine e prodotti tecnologici, sempre in contatto ma poco in relazione, molto vicini senza essere prossimi”.

V^ domenica

LA CITTA’ ASSICURATA

 

 

 

 

VANGELO  della  risurrezione di Lazzaro (Gv. 11, 1-45)

VANGELO

Ancora una volta due protagonisti nella pagina della risurrezione di Lazzaro: Gesù e Marta sorella dell’«amico ammalato» e sullo sfondo i due “cori” come in un teatro: l’altra sorella, Maria con i discepoli, gli amici perplessi e i consolatori delle sorelle (“molto vicini senza essere prossimi”, per dirla col Vescovo.)

Il dialogo tra i protagonisti è tutto sul versante della città di Dio, perché è dialogo sulla resurrezione dei morti assicurata da Gesù ai credenti in Lui: “Io sono la resurrezione e la vita. Chi crede in me anche se muore vivrà e chi vive e crede in me non morirà in eterno.

Anche la città dell’uomo fa di tutto perché sia

CITTA’ ASSICURATA

 

città che promuove le risorse che sono necessarie alla vita dei cittadini e per questo mira a diventare città progettata, curata, illuminata, sfuggendo alle insidie della città tentata. Essa se in mano “agli uomini di buona volontà”, senza etichette aggiuntive, cerca di assicurare gli abitanti, residenti e ospiti, nel loro statuto di umanità pluridimensionale, ne sancisce i diritti, ne valorizza le espressioni, ne promuove le opportunità, ne esalta le qualità. In questa categoria rientrano le organizzazioni del lavoro, le associazioni di promozione civile, i movimenti di promozione sociale, le società sportive e turistiche di gite e pellegrinaggi , ecc.

 

A Novara e in Novara  Centro ne può essere immagine il BROLETTO, dove brulicano molti appuntamenti che in una parola possono chiamarsi promozione umana … sulla stessa lunghezza d’onda del rinato Castello, risorto da luogo di pena (carcere) a luogo di benessere.

 

Sono luoghi di rivendicazioni permanenti delle libertà democratiche che sono patrimonio comune a credenti e non credenti, ma in cui i cristiani sono chiamati alla missionarietà propria della Città di Dio. Tutto il Concilio Vaticano II e le encicliche sociali da Leone XIII a Papa Francesco si fanno garanti di una città di Dio operosa nella città dell’uomo: il cristiano nella città dell’uomo si fa assicuratore non di beni spuri, effimeri, insulsi che egli chiama “mondani”, ma di beni fondanti , permanenti, consistenti, relazionali e persino fraterni, che egli chiama “evangelici”. Sono beni che certamente stanno a cuore a molte persone anche non credenti, ma nei cristiani di tutte le espressioni dovrebbero essere “esaltanti” e, per l’appunto, “evangelici”.

Il cristiano, che in virtù del battesimo è riconosciuto cittadino della città di Dio non deve avere nessuna intenzione di opporsi alla città dell’uomo né di costruirne una parallela in competizione (sarebbe proselitismo) ma lavora a testimoniare e ad’ annunciare quei valori che rendono la città dell’uomo conforme al progetto di Dio sull’umanità.

 

 

 

La vostra affabilità sia nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino! Non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste, con preghiere, suppliche e ringraziamenti; e la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù.

In conclusione, fratelli, tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri.

(Dalla lettera ai Filippesi 4, 5-8)

 

 

PREGHIERA

 

Una città dell’uomo che tiene conto di tutti i valori, e particolarmente di quelli spirituali, diventa città aperta, grembo fecondo per popoli e città d’ogni dove, compreso Raab (= Egitto). Perfino i pagani (nati qua e là) sono figli adottivi. Era la vocazione universale di Gerusalemme (Sion), e quella della Chiesa (la Città santa). Lo sia anche la nostra aperta a Dio.

 

Salmo 86         Rit.      Di te si dicono cose stupende,

città di Dio.

 

Le sue fondamenta sono sui monti santi;

il Signore ama le porte di Sion

più di tutte le dimore di Giacobbe.     Rit.

 

Ricorderò Raab e Babilonia fra quelli che mi conoscono;

ecco, Palestina, Tiro ed Etiopia:

tutti là sono nati.          Rit.

 

Si dirà di Sion: «L'uno e l'altro è nato in essa

e l'Altissimo la tiene salda».    Rit.

 

Il Signore scriverà nel libro dei popoli:

«Là costui è nato».

E danzando canteranno:

«Sono in te tutte le mie sorgenti».      Rit.

 

«Padre nostro che sei nei cieli sia santificato il Tuo nome venga il Tuo Regno sia fatta la Tua volontà come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori e non abbandonarci alla tentazione ma liberaci dal male.  Amen».

Preghiera

Rendi “assicurata la nostra città, Signore, per tutti quelli che la abitano, da qualsiasi luogo provengano, a qualsiasi popolo appartengano e fa’ che tutti insieme concordino a edificarla nella pace sociale, nella garanzia dei beni necessari alla vita terrena, nella incessante ricerca di sorgenti fertili e feconde a una incessante fioritura di solidarietà umana e di amore cristiano.  AMEN